martedì 18 ottobre 2011

Libera (e precaria)

Se precaria significa essere libera, io sono libera e precaria.Vivaiddio! Il problema del precariato è presente in tutti i settori, nel giornalismo poi è una lotta contro i mulini a vento. Ci sono precari di lusso e precari dignitosi, oltre a quel sottobosco che ruota nel mondo dell'editoria e che lotta per la "sopravvivenza", non potendo negoziare al meglio con gli editori per mancanza di potere nella fase contrattuale.Di ben altra natura la lotta interna dei giornalisti a contratto che difendono i privilegi senza "evolvere". Mi pare grottesco con l'avvento delle piattaforme integrate e della multimedialità.Oggettivamente,non vedo uno sbocco, una via d'uscita: troppi cavilli, troppe metastasi.

I quattrini che girano nel mondo dell’editoria sono sempre di meno, i quotidiani si vendono poco e la realtà del web è trattata ancora con sufficienza e scetticismo dagli addetti ai lavori. C'è una lentezza siderale in tutto, anche nella consapevolezza. Basti pensare alla ipocrisia che c'è nel trattare l'argomento Berlusconi.

L’unica via d’uscita è la consunzione fisica: al centrodestra fa ancora molto comodo perché è l’unico capace di portare i voti degli elettori ed è anche l’unico con un invidiabile carisma. L' alternativa sarebbe Alfano che non è nè un faro, nè un lumino da mettere sulle tombe dei defunti. Il vero problema è che non è mai esistita un’opposizione perché il centrosinistra italiano è la caricatura di se stesso, perché il Pd è una centrifuga di errori senza fine e senza leader. Quindi la realtà è che Berlusconi è in crisi da cinque anni ma continua a esistere perché non c’è nessuno in grado di levargli la sedia
. Bisogna avere talento per portare via la sedia a qualcuno e mi fanno ridere quelli che scioperano tanto per alzare il vessillo al cielo,senza essere nè affamati e nè folli.