sabato 31 luglio 2010

Aldo Drudi: io che coloro la testa a Vale Rossi

RICCIONE - Il performer romagnolo ha frequentato la Scuola d’arte sperimentale di Pesaro dopo la metà degli anni Sessanta, prima di iscriversi all’Accademia di Firenze, alternando le prime infarinature della grafica alla grande passione per le motociclette e correndo con la vita e le speranze per inseguire i sogni e Barry Sheene, il pilota inglese che è passato alla storia per essere stato soprannominato «Iron Man» o «Uomo d'acciaio», per via delle numerose viti che aveva in corpo. Ed è, tra una sgommata e l’altra, che a Urbino Aldo conosce in una discoteca Graziano Rossi, - quello che oggi è conosciuto come il padre di Valentino Rossi, ma che è stato a sua volta pilota capace di far parlare di sé, per la stravaganza, i capelli lunghi e con quell’accenno di barba unito ad grande talento per la guida. Il tutto in un mondo che era genuino e che non sapeva che cosa fosse lo star system.

http://www.corriere.it/sport/10_luglio_30/desiner_valentino_506057c2-9bfe-11df-8a43-00144f02aabe.shtml

http://www.corriere.it/gallery/sport/07-2010/drudi/1/creativo-vale-rossi_f104d25c-9bfe-11df-8a43-00144f02aabe.shtml#1

venerdì 30 luglio 2010

The drifter

domenica 25 luglio 2010

Alessandro Bergonzoni

Caro Duse, ti scrivo”. Comincia in forma di epistola il messaggio video che Alessandro Bergonzoni lascia al teatro di via Cartoleria nella serata organizzata per scongiurarne la chiusura dopo la cancellazione dell' Ente Teatrale Italiano. “Non mi interessa la speranza – continua -. La speranza è l’ultima a morire, voglio sapere chi è il primo a rinascere".



Messaggio di Alessandro Bergonzoni al Teatro Duse di Bologna

giovedì 15 luglio 2010

Walter Zenga, lo zingaro

CASTELROTTO (BZ) – L’ «uomo ragno» o «Mazenga» - questi erano i soprannomi di Walter Zenga quando giocava nell’Inter e venne proclamato miglior portiere del mondo nel 1989, nel 1990 e nel 1991 – è diventato zingaro. Una specie di Forrest Gump che non ha ancora finito di correre: con la vita, con il calcio, con le lingue (parla l’inglese, il rumeno, il turco, lo spagnolo, il serbo e ogni giorno si annota una decina di parole in arabo per «entrare nella testa dei giocatori») con le tre mogli (Elvira Carfagna, Roberta Termali e l’ultima la poliglotta ventottenne rumena Raluca Rebedea) e i quattro figli (Jacopo nato da Elvira Carfagna e giovane attaccante di talento, Nicolò e Andrea nati rispettivamente dalla conduttrice tv Roberta Termali e Samira, l’ultima figlia di otto mesi avuta dall’ultima moglie) e quella valigia pronta che lo ha portato in giro per il mondo ad allenare i New England Revolution (negli Stati Uniti d’America 1998 -1999), il Brera a Milano ( in serie D nel 2000-2001), il National Bucarest in Romania (dal 2002 al 2003), la Stella Rossa di Belgrado (2005-2006), il Gaziantepspor ( 2006-2007) in Turchia, l’Al Ain negli Emirati Arabi tre anni fa, prima di approdare al Catania e al Palermo, per poi quest’anno fare ritorno negli Emirati Arabi con l’Al Nasr. Sfida, quest’ultima, che in questi giorni lo ha portato dritto sull’Altipiano dello Scilliar, per il ritiro pre-campionato.

http://www.corriere.it/sport/10_luglio_14/zenga-ritiro_d587f3ae-8f5d-11df-9bdb-00144f02aabe.shtml?fr=correlati

http://www.corriere.it/gallery/sport/07-2010/ritiro/1/ritiro-squadra-araba_f9dbb380-8f5d-11df-9bdb-00144f02aabe.shtml#1

Il calcio d'Arabia

KASTELRUTH (Bolzano) E’ amore a prima vista tra l’Alto Adige e gli arabi. Ma cosa potrebbe unire Riyād all’Alpe di Siusi? E il cumino al canederlo? La risposta è il calcio. E con esso l’ex portiere interista e della nazionale, Walter Zenga. Il suo curriculum e il suo temperamento hanno convinto il principe Faycal Ben Turki Al Saoud, che gestisce diverse squadre sportive leader negli Emirati Arabi, ad affidargli il timone di uno dei club più famosi di quel Paese, l’Al Nassr. E la squadra, capitanata dal tecnico italiano - che già nel 2007 aveva allenato una squadra araba, ovvero l’Al Ain, prima di tornare nella serie A italiana prima con il Catanaia e poi con il Palermo – ha deciso di stabilire per quattro settimane, dal 6 luglio al 6 agosto prossimi, il proprio quartier generale a Castelrotto.

http://www.corriere.it/sport/10_luglio_14/ritiro-trentino-arabia_3ec17b6c-8f5c-11df-9bdb-00144f02aabe.shtml

mercoledì 14 luglio 2010

Intervista a Renato Martinoni

Ugo Foscolo, Francesco De Sanctis, Piero Chiara, Vittorio Sereni o Leonardo Sciascia, solo per citarne alcuni. Oltre a figurare tra i nomi più illustri della cultura italiana condividono ancora qualcosa d'altro: hanno trascorso parte della loro vita in Svizzera. Attratti dalla realtà e dal paesaggio elvetico o spesso costretti a trovarvi rifugio, questi autori hanno dato nel corso dei secoli un loro contributo per costruire un ponte tra Svizzera e Italia.

Con il suo volume, Renato Martinoni cerca di ispezionare e cucire quella sottile cerniera culturale che lega i due paesi, analizzando non solo i punti in comune, ma anche le frontiere e le incomprensioni che hanno separato e continuano a separare l'Italia della Svizzera. "Non credo di sbagliarmi quando dico che la Svizzera conosce meglio l’Italia di quanto l’Italia conosca la Svizzera”, scrive Renato Martinoni, titolare di una cattedra di letteratura italiana all'Università di San Gallo.

http://www.swissinfo.ch/ita/cultura/Alla_ricerca_dellitalianita_in_terra_elvetica.html?cid=15425762

mercoledì 7 luglio 2010

In vacanza con Del Piero e la Juve


PINZOLO (TN) - Da cinque anni la Val Rendena è meta bianconera, ma da almeno un trentennio è terra di ritiri pre-campionato e prima della Juventus ha ospitato tutte le big di serie A e numerose formazioni straniere. È fin dal 1976 che questa località incastonata tra il Parco dell’Adamello e il gruppo del Brenta ha sposato il calcio con le prime sgambettate del Milan (1982), della Fiorentina, del Torino, della Roma, dell’Inter (nel 1994) per poi suggellare un matrimonio con la Vecchia Signora che fino al prossimo 18 luglio cercherà di caricare le batterie sotto all’ombra delle Dolomiti.




http://www.corriere.it/sport/10_luglio_06/vacanza-juve-pinzolo_c5316742-890e-11df-9548-00144f02aabe.shtml

http://www.corriere.it/sport/10_luglio_06/pinzolo-mario-amendola_09b32e9a-8910-11df-9548-00144f02aabe.shtml

http://www.corriere.it/gallery/sport/07-2010/juve/1/tifo-fuori-campo_eadfa18c-8915-11df-9548-00144f02aabe.shtml#1

domenica 4 luglio 2010

Il destino e la legna

E' propripo vero che il destino fa fuoco con la legna che c'è. Non importa dove e la quantità. Quella è, e il destino si va a nascondere nei segreti, tra il muschio e quel che trova. Per fare i conti con le cose normali ci vuole un falò e quando si ha un fiammifero spento davanti alla terra bruciata intorno a noi, bisogna capire che la gente vive per anni e anni, ma in realtà è solo una piccola parte di quegli anni che vive davvero, e cioè negli anni in cui riesce a essere solamente se stesso e non gli altri. O solo gli altri. Il resto del tempo è condannato ad aspettare o a ricordare, senza che uno sia nè triste e nè felice. Non è triste la gente che aspetta, e nemmeno quella che ricorda. Semplicemente è lontana. Lontanissima. E non tornerà più. Tornerà solo da ogni cosa che ha in comune. Se poi un bel giorno, su un bus o su un treno, la felicità ti assale e quel fiammifero spento davanti alla terra bruciata si accende all'improvviso, è la vita che ti frega per sempre quando pensi di avere l'anima congelata in qualche freezer dimenticato. E cosa succede? Dentro di te si semina un odore, un immagine, un suono, un frammento che non se ne va più. E quella si chiama felicità. Queste sensazioni ti entrano negli occhi e sarai sempre un marinaio che davanti al mare, sulla strada asfaltata, a migliaia di chilomtri, su un tuk tuk, sentirai ogni mattina quell'odore, di notte quel suono, nei crepuscoli quell'immagine. E se andrete dagli indovini vi diranno le stesse cose, vi diranno che il vostro destino è diventato un sentiero, un cammino. L'emozione più grande? Quella di consegnarsi al destino come un ladro che ha rubato la felicità per tanto tempo, negli attimi della felicità senza nome.

sabato 3 luglio 2010

Deserti

C'è chi mi ha insegnato la cosa più importante di tutte:a sorridere quando si sta male, quando dentro vorresti morire.Bisogna essere bravi a resistere, fanno così le persone che vogliono essere felici. Bisogna svegliarsi al momento giusto e sbagliare sempre per conto proprio. Se uno fa sempre e solo quello che gli chiedono gli altri, non vale la pena vivere.E' un diritto andarsene se è un dovere restare. Mi piacciono le persone che camminano veloci, che mi stanno davanti e non indietro. Così posso fermarmi e guardare come muovono le spalle, come si muovono in mezzo alla gente, da soli, come se io non ci fossi.Finchè non se ne accorgono, poi si girano e mi sorridono senza proferire una parola. E' questo il tempo di due persone che aspettano.La vita non è quasi mai nelle stanze, è fuori. Guardo molto gli altri per capire me stessa. Adoro gli sconosciuti, quelli per cui puoi immaginarti la loro vita.Per avere dignità bisogna rubare un pò alla volta. Mi piacerebbe che i vicoli, le strade che attraverso avessero memoria di me, dei miei passi,dei miei piedi quando tolgo le scarpe vicino al fango o alle pozzanghere.

venerdì 2 luglio 2010

Napoli tifa Argentina e sogna Maradona campione del Mondo


Forcella, Naples, Copyright 2010 © Ambra Craighero


Naples, Copyright 2010 © Ambra Craighero


Giuseppe Bruscolotti Naples, Copyright 2010 © Ambra Craighero



Viaggio fra i quartieri partenopei: spuntano rosari e altarini

NAPOLI, 2 luglio 2010 – Dici Maradona e il ventre di Napoli si risveglia. Il Vesuvio e i napoletani vogliono la finale mondiale con il loro totem in panchina. Basta fare un giro in città per rendersene conto (guarda le foto). Archiviata l’esperienza sudafricana degli azzurri, c’è un pezzo d’Italia che si sente ancora decisamente in gioco. Ed è qui, nel capoluogo campano, la città che ha incoronato re Diego, dove sono esposte centinaia di bandiere dell’Argentina, da Forcella ai Tribunali, dal Cavone alla Pignasecca passando per Rione Sanità e i quartieri spagnoli. "Oggi siamo tutti numeri 10 – dice Alfonso Russo, 51 anni, tassista e fan del Pibe de Oro – ed è difficile scindere l’azzurro dal colore della Seleccion. Qui, nessuno vuole sentirsi abbandonato e Diego lo sa, ma neanche noi abbiamo mai smesso di pensare al suo genio ed è per questo che certi legami sono inscindibili".


http://www.gazzetta.it/Speciali/Mondiale_2010/Squadre/02-07-2010/napoli-tifa-argentina-sogna-71297022956.shtml

http://www.gazzetta.it/gallery/Mondiale2010/06-2010/napoli-argentina/napoli-pazza-maradona-71295763333.shtml#1