giovedì 16 settembre 2010

Dialogue avec jardinier

Vorrei un uomo di quelli che non ci sono più. Di quelli che arrivano ad un appuntamento con un pomodoro. Chiedo venia, ma forse, non mi è andata così male. Una volta mi è successo che un gentlemen mi ha regalato due carciofi alla stazione di Porta Garibaldi a Milano.L'ho amato con tutta me stessa e non l'ho mai dimenticato: lui e il gesto. Dicevo, un uomo che raccoglie dal suo orto il seme della sua fatica e devozione per regalarlo, è qualcosa di magnifico; elogio all'orto e alla sua fenomenologia. Mi mancano i gesti semplici. Sono circondata da avidità, grettezza. Dal tutto è dovuto o quasi. Mancano i modi, le parole.Forse. E non sono i soldi a fare la differenza. Sono i gesti. E i gesti quando sono veri, parlano da soli. Fatico a sopportare le realtà atemporali, dove le metropoli e le provincie sembrano due stereotipi lontani e forzati: troppo semplicistica la visione del mondo attraverso solo tangenziali trafficate o formicai urbani, contrapposti alla campagna rigenerante e salutare. Mi chiedo perchè correre inutilmente, quando l’approccio naturale alla vita è fatto di piccole cose e riti quotidiani, di un mondo dove la ripetizione è vissuta come valore e non come noia?

E' stato di grande insegnamento Renée, la portinaia francese del bellissimo libro L' eleganza del riccio:


«Mi chiamo Renée, ho 54 anni e sono la portinaia del numero 7 della rue de Grenelle, un palazzo borghese. Sono vedova, piccola, brutta, grassottella, ho le cipolle ai piedi e, certe mattine in cui proprio non mi piaccio, ho un alito di mammut». Eppure la portinaia colta di Muriel Barbery, piacerà molto a Paloma, 11 anni, la figlia dei borghesissimi signori Josse (lui ministro, lei depressa, una sorella insopportabile), adolescente con istinti suicidi. E non poteva essere diversamente quando le vite sono già scritte. Paloma ha il calendario segnato: cento giorni di tempo per uccidersi, ma riuscirà a dire: «se la vita è assurda, riuscire brillantemente ha lo stesso valore che fallire» . La sua tregua sarà il segreto di Madame Renée: dietro a una portinaia si cela l' eleganza di un' intellettuale con una biblioteca al posto delle zuppe di cavoli e delle facili convenzioni.


domenica 12 settembre 2010

Central do Brasil




1998 Cinema Anteo, Milano. Con Lidia

venerdì 3 settembre 2010

Tanta Svizzera alla Biennale di Venezia

È sotto la stella di Kazuyo Sejima, la prima donna a dirigere la Biennale Internazionale di Architettura di Venezia, che si è aperta un’edizione – la dodicesima – orientata a indagare il tempo e lo spazio presente come specchio di quanto l’architettura può costruire come arte. La chiave di lettura di questa grande kermesse è infatti proprio l’utilizzo di un linguaggio basato sulle emozioni suscitate da ambienti diversi.


È sotto la stella di Kazuyo Sejima, la prima donna a dirigere la Biennale Internazionale di Architettura di Venezia, che si è aperta un’edizione – la dodicesima – orientata a indagare il tempo e lo spazio presente come specchio di quanto l’architettura può costruire come arte. La chiave di lettura di questa grande kermesse è infatti proprio l’utilizzo di un linguaggio basato sulle emozioni suscitate da ambienti diversi.

Ecco perché Kazuyo Sejima – vincitrice del Pritzker Prize 2010 – ha fortemente voluto un confronto sulle possibilità dell’architettura, focalizzandosi sulle relazioni tra le persone e lo spazio. Lo spettatore è dunque parte integrante di un ingranaggio, e non un osservatore passivo alla ricerca di risposte. Insomma: un cammino che è un soffermarsi piuttosto che un correre, in cerca di un futuro il più possibile a misura d’uomo.

Il percorso espositivo People Meet in Architecture (le persone si incontrano nell'architettura) si snoda tra le 46 nazioni partecipanti, passando da architetti, ingegneri e artisti provenienti da tutto il mondo.

http://www.swissinfo.ch/ita/cultura/Tanta_Svizzera_alla_Biennale_di_Venezia_.html?cid=28260114