domenica 1 novembre 2009

La mia Alda Merini

Non sono riuscita a ritrarla. Quando avrei potuto ho omesso l'atto per mancanza di coraggio. Era troppo per me, era più di un sogno che ho inseguito sui Navigli strisciando contro i muri della Sig.Poesia per molti anni. Il suo citofono d'ottone sgualcito era nel mio cuore. Avrei voluto suonare ad un angelo che ha camminato al contrario per scrivere con il sangue e l'inchiostro, senza che quest'ultimo fosse necessario. Mi sono immaginata in quella stanzetta della passione: la moka del caffè sulle fiamme ad ogni ora; nuvole di fumo intrise nella pelle dei mendicanti dell'amore; tracce di rossetto sugli specchi e sui muri ammuffiti per catturare la frase scampata alla carta insieme all'ultima bolletta della luce. Senza dubbio questa è la piccola somma di tutto quel che in parte sono nella vita e il preludio di ciò che avrei voluto essere in quel momento e per molti anni ancor prima, quand'ero seduta sopra le radici degli olmi a leggere i suoi scritti. Lei era la sostanza delle inperfezioni della natura, la libertà di chi ama senza dismisura.Non è questo che importa, non importa quanto e come abbia amato. Ciò che conta è lo spazio temporale della poesia che è entrata e uscita dai manicomi, per non avere mai più le porte, le serrature, il bancomat, l'inganno, i mutui. L'ho amata con le sue calze bucate con tutta me stessa scegliendo di respirare le sue rughe per diventare un pò eterna insieme a lei. Ho guardato i clochard e tutti gli altri con la stessa identica grazia di chi impallidisce senza i soldi davanti a una bella donna con il collier d'oro. Ho imparato a non portare le perle degli altri perchè mi piacerebbe raccoglierle per tutta la vita sulla sabbia. O pensare che qualcuno mi renderà felice senza l'eternità, perchè è con l'idea dell'eternità dentro di noi, che possiamo vivere un attimo per sempre. E se ad ogni inizio c'è una fine, ad ogni fine c'è un inizio fatto di quegli attimi che abbiamo vissuto senza tempo, senza orologio. L'aver capito che il niente costa così caro come l'esser poveri, quando l'anima è lo specchio delle tasche bucate della nostra solitudine. Perchè la povertà è sempre altrui, mentre la sciagura più grande è quella di non saperla riconoscere nella vita di tutti i giorni, con la quale non facciamo sempre i conti. Lacrime Alda, lacrime vere. Grazie per avermi tenuto per mano per così tanto tempo, in tutti i cieli, in tutte le strade che ho camminato, con lo zaino della conoscenza senza sapere dove sarei arrivata.Mi hai protetto nelle notti nel deserto; come in quelle alle stazioni; negli alberghi a cinque stelle e nelle bettole senz'acqua. Sapevo che in qualsiasi muro scrostato potevo chiederti di ascoltarmi, con la consapevolezza che solo le poesie riescono ad essere quel che sono, supplendo alla natura umana che accetta di mentire a se stessa. Grazie Alda per avermi insegnato ad accettare le persone per quello che sono e per aver fatto sgorgare le lettere dalla mia anima in giornate in cui il sonno era l'ombra del giorno. Ambra