lunedì 16 novembre 2009

Fårö

L'Isola di Fårö fu scoperta da Ingmar Bergman quasi per caso nel 1960 quando cercava la giusta location per "Come In Uno Specchio". Quando Bergman attraccò a Faro se ne innamorò perdutamente: era lì in piedi, piegato per far fronte alla tempesta dopo una burrascosa traversata con pioggia e neve, quando capì che voleva vivere su quell'isola per il resto dei suoi giorni. Bergman aveva trovato la sua casa: quella delle intime idee sulle forme, delle esatte proporzioni, dei colori, degli orizzonti, dei suoni, dei silenzi, delle luci e dei riflessi. Ecco cos'era importante per lui nell'arido paesaggio roccioso incorniciato dal Mar Baltico, che divenne l'ideale metafora per descrivere lo stato emozionale interno dei personaggi dei suoi film. Liv Ullmann,la musa di Bergman, aveva scelto di condividere il suo sogno. Per acchiappare un pò più di fantasia con lui, un pò come la ballerina che resta sospesa per qualche secondo nell'aria. Passavano lunghe ore a guardarsi. A scrivere. A scriversi. Erano in un villaggio di 200 persone. Non hanno mai spostato un mobile, mai cambiato un letto. La casa era lo specchio della loro anima. Di un'unica anima. Non di uno, non di nessuno. Di tutti e due. Più volte, la splendida Liv ha raccontato di aver vissuto da selvaggia. Girava per Fårö con un aquilone in mano. In quel luogo, battuto da tutti i venti, dove forse non arrivava neanche la posta, qualcuno è riuscito a vivere in pace con se stesso. Senza vernissage. E con il grande scopo di non essere utile alla società. Direte è un genio. E' vero, ma i geni si possono infrangere. Sono di cristallo e sono molto più esposti di noi. Con passione coltivano la loro inutilità. Per provare a spiegarne le ragioni - del loro essere inutili, dal quale scaturisce una visione universale-.Non servono tanti anatemi: si tratta di riuscire far sognare gli altri senza fare le stesse cose.

http://www.bergmanveckan.se/html/en/

«In realtà io vivo continuamente nella mia infanzia: giro negli appartamenti nella penombra, passeggio per le vie silenziose di Uppsala, e mi fermo davanti alla Sommarhuset ad ascoltare l'enorme betulla a due tronchi, mi sposto con la velocità a secondi, e abito sempre nel mio sogno: di tanto in tanto, faccio una piccola visita alla realtà »

Ingmar Bergman, La lanterna magica, autobiografia, 1987