lunedì 22 settembre 2008

Last tango in Paris




Ho letto quasi una vita per sapere che quello che mi sta accadendo è ciò che tormenta gli artisti. Quel Marlon Brando con il cappotto di cammello nel 1972 a Parigi è quanto di più erotico io abbia mai visto. Non è più il rigoglioso attore con la canottiera a righe bianca in sella alla harley davidson. E' un uomo leggermente imbolsito che sapeva "cantare" le tematiche della vita: la solitudine, l'incapacità di comunicare tra i sessi, il male di vivere. Non solo, fosse così saremmo salvi. Si va oltre, nel ventre della concretezza: la fame. Fame tragica del bisogno d'amore primigenio. Quel tango, quell'uomo straniato che balla sul banchetto dei pagliacci è qualcosa di sommo, qualcosa con cui identificarsi. Non servono le parole per comunicare. Servono l'ispirazione, gli stimoli. Servono le persone che fanno i gesti senza raccontarli. E li fanno perché se lo sentono. Perché gli viene dal profondo del cuore.