venerdì 28 novembre 2008

I melograni e l'accettazione

Goa Copyright 2007 © Ambra Craighero

ARLES - Saremo soavi come i melograni quando il nostro io riuscirà finalmente ad accavallare le gambe, a bere e cantare sull’immenso oceano dell’inconscio? Vorrei senza fretta, imparare a domare me stessa e gli altri con una naturale intensità che proviene dal principio dell’accettazione. Sono ad Arles, ma penso all' India, dove spesso si parla di accettazione. Ho camminato i sentieri della notte di Goa e Mumbay e ho visto i falò accesi per strada. E’ da questa grande visione che ho iniziato a coltivare l’accettazione, come forma di tolleranza. Nella mia moleskine c’è un punto di domanda – scritto con il trattopen rosso - sulla dignità della morte. Un giorno capirò,ne sono certa.


Novità a tavola: ecco la pizza-polenta

VARESE – Qual è il piatto simbolo della Padania? Verrebbe spontaneo rispondere la polenta. E invece no, è la pizza. Ma non quella tradizionale partenopea, che pure da sempre è uno dei piatti preferiti di Umberto Bossi. La nuova icona culinaria padana si chiama pizza polenta (ecco la ricetta), che come dice il nome è un mix tra il tradizionale disco di pane con pomodoro e mozzarella inventato all'ombra del Vesuvio e quello che un tempo era il cibo principale delle famiglie contadine del nord. L'ideatore di questa insolita alchimia da forno a legna è un pizzaiolo varesino, Chicco Crugnola, che l'ha creata nel suo ristorante nel centro di Varese, la città che è stata anche la culla della Lega Nord. E non a caso ai tavoli di questo locale del rione Motta, nel cuore della città insubre, sono di casa il Senatùr e i suoi due delfini varesini, il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e il presidente della V commissione (Bilancio e Tesoro) della Camera, Giancarlo Giorgetti.

http://www.corriere.it/cronache/08_novembre_28/pizza_polenta_3e54850a-bd37-11dd-b7d7-00144f02aabc.shtml

http://www.corriere.it/gallery/Cronache/vuoto.shtml?2008/11_Novembre/polenta/1&13


martedì 25 novembre 2008

Gabriel Garcìa Màrquez

Sipario: davanti ad un bicchiere di amarone, con quel rosso granato intenso e quel profumo incustodito di amarene sotto spirito, saluto "Memorie delle mie puttane tristi" di Gabriel Garcìa Màrquez e " Dell'amore e di altri demoni", per passare a : "la incredibile e triste storia della candida Erendira e della sua nonna snaturata". Non preoccupatevi , sono al collasso delle diottrie, ma che gioia infinita il canto del gallo di Gabriel e qualche tenua brezza di lago sopra il mio tetto di finta ardesia. Poi, per i miracoli del libro, il Santo Uffizio di Siviglia ha mandato a Sierva Marìa - la protagonista - un arcengelo di salvezza: Padre Tomàs de Aquino. Con un'aggravante: nessuno ha insegnato a Sierva Marìa che i demoni e gli angeli hanno la stessa faccia sporca e in America sono gli stessi che in Europa. Anche se siamo nel quartiere degli schiavi a Salamanca, l'aria ha l'odore delle rose degli inizi di maggio. Ma è quasi dicembre e qui a due dita dal mio naso, ha nevicato di brutto.Il mio cuore ha una acidità totale di 5,80, un ph di 3,50 e un estratto nero netto di 35.Passo al caffè, con sambuca a mosca a parte.

sabato 22 novembre 2008

Marsina, Marlene e Jane Austen

Marsina,
in ogni epoca, e per te, mi sarei messa qualsiasi frac o smoking. Come Marlene Dietrich in "Blue Angel". Tu sai cosa vuol dire, quando lo spirito è anticonformista e meravigliosamente in bilico nei labirinti dell'ambiguità. Noi siamo guidate dall'istinto. Il nostro, è un volo di Icaro diretto nelle arterie dell'amicizia: tra due donne, che non si tradiranno mai. E con grande rischio, viviamo l'amore - con l' homme e in generale - solo per amare. Non chiediamo di essere amate, qualche volta lo siamo. Per l'eternità.


venerdì 21 novembre 2008

Guida per riconoscere i tuoi santi



Dito Montiel, straordinario scrittore e regista di questo film, è riuscito a fare l'impossibile: una guida per riconoscere i propri santi. Non che in paradiso ci sia grasso di santità, ma è sulla terra che si finisce vicino al padiglione dei furiosi: un orinatoio, dove la verità non viene detta neanche per sbaglio. Al palo c'è la nostra incapacità umana di non saper proteggere l'autorità morale. E così, ci accontentiamo degli avanzi come cani randagi. Ma credo, non ci sia medicina che guarisca quello che non guarisce la felicità.

mercoledì 19 novembre 2008

"The piano" Michael Nyman



Non che valga molto la pena parlare. C’è chi non ne sa fare a meno. Perchè è molto difficile essere veramente liberi e soprattutto capiti da qualcuno: per davvero. Spesso si è liberi, ma incompresi. Oppure compresi, ma assolutamente prigionieri. Ada, la protagonista del film fa l’amore con il piano e con ciò che la circonda. Quella spiaggia incantata dai suoni è il grido della libertà, grazie al motivo di Micheal Nyman. Holly Hunter - Ada nel film -, è attaccata al mare e al pianoforte con la stessa prorompente e identica forza. Solo un uomo analfabeta può comprendere l’unico modo per amarla: entrare nel suo sogno e condividerlo. E viceversa. Per me l’amore è questo qui. Altro non è.

« C'è un grande silenzio dove non c'è mai stato suono, c'è un grande silenzio dove suono non può esserci nella fredda tomba del profondo mare »














domenica 16 novembre 2008

Once Falling Slowly

Dublino - Difficilmente una storia d´amore contemporanea potrebbe essere raccontata in modo più autentico, delicato e semplice di come la racconta il film Once, una produzione a bassissimo costo realizzata in un paio di settimane - oscar per la migliore canzone, "Falling Slowly” -. A Dublino, un breve incontro, cambia la vita, a un musicista di strada in lutto per amore e una immigrata ceca, venditrice di rose e pianista di talento. L´incontro libera la creatività musicale di entrambi, che realizzano un demo di buone speranze. Il protagonista Glen Hansard, è tra i fondatori del gruppo folk-rock irlandese "The Frames". La cosa più originale è che la love-story pudicamente abbozzata è raccontata soprattutto attraverso le canzoni, i cui versi sostituiscono le parole d´amore: una forma di "musical", in un certo senso, mai vista prima. E le parole dicono - come nel meglio della musica popolare secondo François Truffaut - tutte le cose che contano: "ti amo", "perché mi hai lasciato?", "non so vivere senza di te".