mercoledì 12 maggio 2010

Coast to coast ( Basilicata)




Prenderò una tenda con i sogni, la pioggia e camminerò.Lascierò a casa le scarpe e avrò lo zaino di sempre, una t-shirt blu petrolio, una sciarpa indiana, capelli al vento con le doppie punte, lunghi e baciati dal sole. Dormirò sui marciapiedi, sotto gli alberi - cascate di glicini, distese di fiori di pesco,cedri e ulivi - fuori e dentro un sacco a pelo. Con un iphod e le song di sempre, una moleskine, una matita spuntata, una macchina fotografica, un cavalletto portato in spalla come un sax, una telecamera; sotto le stelle, sotto il cielo che mille volte ho disegnato con gli acquarelli. Poi lascierò a casa il cellulare e se avrò dei figli al seguito li porterò su un carretto con una gallina al guinzaglio - o libera -. Non mancherà il "Patang" - l' aquilone di carta indiano -, una bottiglia di vino rosso ( amarone) per celebrare versi e poeti, il wiskey( ballantine's) per bere dal tappo e non dal bicchiere, omaggiando la vita, l'amore, quel che resta, quel che sono/siamo e quel che sono/saremo. E non mancherà un vasetto di basilico da coltivare selvaggiamente senza balconi e finestre, senza luci e ombre, finalmente sotto il sole. Ci sarà anche una bussola per perdersi, una piccola pianola per ricordarsi di un pianoforte steinway a coda nero lucido che tanto non potrò/potremo mai avere. E se anche fosse, qual'è il problema? Ci sono cose che devono essere ossequiate per essere sognate ad occhi aperti, chiusi. Con la luna, senza e infuocata. Di sicurò pioverà a dirotto e non avrò l'ombrello; scriverò (scriveremo?) sulle mani e i piedi, camminerò (cammineremo?) nel fango,misurerò(misureremo?) la profondità delle pozzanghere,nuoterò (nuoteremo?) come rane nello stagno, tornerò (torneremo?) a galla sporchi e sudati, per poi rotolare nell'erba e ripartire. Guarderò (guarderemo?) la mappa. E i fari?Non mancheranno, perchè un giorno dovranno essere costruiti al promontorio dell'anima o davanti alla sabbia bianchissima, dove il sale è fatto per stare sulla pelle e non altrove. Conosco persone altruiste che comprano la felicità per poi rinnegarla nell'avidità dei sogni. Diffidate di loro e scusate se ho messo troppe virgole. Non me ne importa. Forse qui sono come la cannella e i papaveri. Almeno qui.


I cento purissimi grammi dell' «indecenza»




E' inutile girarci intorno: è da qui che si parte, dal non essere ricattabili. In tutto,anche se fai i conti con la quotidianità, con le difficoltà della vita, con gli altri, bisogna sempre proteggere i cento purissimi grammi dell' «indecenza». E' l'esser noi stessi che certifca la nostra libertà: sempre; il che non significa raggiungere gli status, ma provare a riconoscere la conquista di ciò che è inutile.

Reto Mathis, uno chef a 2'486 metri d’altitudine

Lo chef svizzero Reto Mathis dirige da 15 anni il più alto ristorante gourmet d’Europa, "La Marmite", situato nella località engadinese di St. Moritz. Swissinfo.ch lo ha intervistato.

Prendiamo l’ultima funicolare, mentre le porte si stanno chiudendo. L’appuntamento con Reto Mathis è lassù: da non credere, siamo più vicini al cielo che alla terra. Dai finestrini osserviamo la neve che aumenta a vista d’occhio, mentre la cittadina di St.Moritz si fa sempre più piccola alle nostre spalle. Davanti a noi c’è il ricamo naturale di un paesaggio indomito. Lo troviamo sulla porta d’ingresso del ristorante in veste di cerimoniere. Stessi capelli al vento visti tante volte in televisione, sguardo rapace e profondo come i suoi accenti francesi, asiatici e piemontesi che spesso abbina nelle creazioni culinarie; passo felpato di chi sa dove collocare un ingrediente con una mossa azzeccata.

http://www.swissinfo.ch/ita/societa/Reto_Mathis,_uno_chef_a_2486_metri_d_altitudine.html?cid=8177360