Dopo a "A sud di nessun nord"del mio adorato Buko,mi sono imbattuta in due letture separate e perpendicolari: "La montagna nuda"di Reinhold Messner e "Prima,dopo,durante" di Jean Marc Parisis. Tre scelte azzeccatissime che hanno riempito le mie lunghe nottate.Il libro di Jean Marc mi ha colpito per una frase dell'editor sulla copertina: " la prima volta che l'ho vista non l'ho vista,l'ho amata di schiena". Non sapevo chi fosse l'autore,l'ho preso con l'istinto: per scrivere una frase così, bisogna avere i gomiti appoggiati alla ringhiera (della vita) e gli occhi infuocati dal silenzio rumoroso dell'amore. Non mi ero sbagliata.
«Dovevo andare nell'altrove. Volevo andare solo con Gail. Avevo vissuto più di lei, ma non meglio, nè più intensamente.Ero innamorato di una ragazza anacronistica e semplice. Per riconoscerla così, dovevo esser nato da lei. Il mondo e io saremmo cambiati. Per sempre. Con nessuna donna avevo riso come con lei. Ridevamo sempre. Gail non mi annoiava mai, si confrontava con il dubbio, me lo sbatteva in faccia. Avevo capito che ad annoiarmi era la menzogna che mi ero costruito con le mie mani per rendere infelici gli altri. Mi sentivo aspirato da una forza ignota. Mi sentivo desiderato con l'istinto. Eravamo come l'incudine e il martello. Per me era tutto nuovo. Lei mi faceva sentire nudo purificandomi l'anima.Tutte le uova che avevo covato prima di lei erano marcite. Dovevo guardarmi in faccia e ammettere il mio fallimento. Lei l'avrebbe raccolto tutto come un succo di frutta senza giudicarmi. Gail, non mi ha mai giudicato, nonostante avessi un passato. Se n'era andata senza darmi un preavviso. Mi aveva aspettato 368 giorni in silenzio. Prima di conoscere Gail non avevo mai realmente sofferto. Mi sembrava, ma ero passato indenne attraverso tutte le lacrime. Questa sofferenza era la più grande fortuna della mia vita. Ero pazzo di lei, la vedevo dappertutto, nelle altre donne. Con lei avevo conosciuto il solfeggio della passione. Scrivevo canzoni e non riuscivo più a scrivere. Le parole sbavavano come cani smarriti. Non leggevo più. Guardavo il mondo che mi ero creato con gli occhiali neri. La sepazione da Gail mi ha svelato ciò che avevo perso davvero. Ho iniziato a guardare la mia vita in faccia, a prenderla a pugni. Era finito il tempo delle carezze. Gli altri si erano abituati a me, al fatto che mi andava tutto bene. Ero la caricatura di me stesso. Volevo che i miei figli mi guardassero negli occhi per dirmi che avevo fatto ritorno sulla terra dei sorrisi smarriti. Non avevo tanti soldi, ma solo a Gail lo avevo detto senza aver paura. Gli avevo confessato i miei insuccessi. Lei mi aveva sorriso, non gli importava nulla. Sul balcone di Saint Cloud l'avevo immaginata mille volte di schiena. Era partita per chissà dove, con chi? La immagino ancora adesso. Sono in viaggio da me stesso da quando l'ho incontrata. Sarei andato a riprendermela con tutte le mie forze per ricoprirla d'amore come dicono gli assassini e i parolieri». Jean Marc Parisis