Elvis, tu che da sempre bussi alla porta delle mie notti insonni, continua a farlo, continua a portarmi il seme della follia. Tu, e non solo tu, sei il filo che lega il mio passato fatto di incoscienza e parossismo. Apri le finestre del mio cuore con le note, le basette, i mezzi sorrisi, gli studi della RCA in California. Nessun vento è favorevole per chi non sa dove andare, ma per noi che qualcosa sappiamo, anche la brezza più lieve sarà preziosa. Ha ragione il grande Rainer Maria Rilke quando scrive: “il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi, molto prima di essere accaduto”. Woody, tu che sali e scendi dai lettini degli analisti, prova a dirmi qualcosa. Non posso annotarmi ogni virtuosismo linguistico che sa di mercurio cromo. Siamo incurabili Woody, soltanto perché siamo qui ad aspettare che accada qualcosa e non abbiamo la forza di recidere per sempre ciò che è definitivamente tramontato. Oggi ho trovato l'editore. Bonne nuit Elvis, Boa noche Woody.