domenica 28 dicembre 2008

Dear Amb

Dear Amb,

provo la gioia nel cuore a scriverti. Come quando fotografo che mi tremano le palpebre. O quando scrivo senza le costrizioni delle battute infarcite di frasi fatte. Ho sempre pensato che il giornalismo sia una grande cosa quando è un bacio non dato. Mi annoia la cronaca, il servizio ben fatto, la routine di certi giornalisti incollati alle scrivanie con il piglio del catasto. Io cerco l’anima, come un’ossessa, in tutto quello che faccio. Come Amelìè, penso che i carciofi – non solo quelli di Montmartre -, hanno un cuore. Adoro andare alle conferenze stampa di Alda Merini http://www.aldamerini.com/ e trovare la poesia in carne e ossa. E’ il peccato genuflesso alla puerilità: le unghie delle mani smussate e dipinte di rosso scarlatto, le calze collant color brodo 50 denari rotte, con l’indice e il medio dei piedi in vista; il rossetto rosso etrusco scappato dalla sagoma delle labbra. Ma non è finita, la Signora Poesia ha dimenticato la dentiera a casa, nel bicchiere, e non può fare la conferenza stampa. Ora, dimmi tu, se possiamo passare la vita ad andare in biblioteca come faccio io, – quasi tutti i giorni – e trovare delle impiegate che hanno vinto un fottuto concorso senza sapere bene il perché, quando dietro alla loro testa c’è un’eruzione di pensieri, un vulcano che si chiama sapere. Eppure la biblioteca non è una farmacia, ma spesso ha l’aria rassegnata di certi amori al capolinea. Quelli dove le ceneri delle parole sono arse nei camini e non resta più nulla. Tuttavia, quasi sempre, il mondo è questo. E scusami Amb se prendo la mano, ma come posso amare pensando che la ragione sia il cuore della faccenda. Quando riesci a rubare l’anima a qualcuno non puoi più tornare indietro. La morsa della passione ha i denti canini e ti comprime. Il cervello continua a funzionare e riconosce i file ad intermittenza. Tutto si sconvolge, le giornate iniziano con le sequenze dei film e finiscono con le colonne sonore. Arrivano le ossessioni creative, ritornano i lampi di luce, le notti insonni producono dolore e reazione, reazione e dolore, passività semitotale e qualcosa che assomiglia all’isolamento consapevole. Non è infelicità, quella migra come le rondini: va e viene, ma è uno stato di abbandono narcotizzato. Virale, vitale, mortale, folle. Eppure io, cerco questa strada che non è quella per Damasco - del modo di dire -, ma quella vera della folgorazione. Ossia, quello stato del dipingere a memoria, di getto, con le parole, con le fotografie. Perché l’esser folgorati è come proiettare in un vecchio cinematografo abbandonato lo stato brado della fantasia che non conosce confini. E per avere questa grazia; non servono divani in pelle, non occorrono televisioni al plasma ultima generazione, non si ci strappa i capelli per la serenità più o meno manifesta. E tu lo sai Amb. L’hai sempre saputo. Non siamo sole e anche quando non lo siamo, ritorna Gelsomina con la tromba.

Post scriptum: ogni riferimento è puramente casuale


Rivolgersi solo al personale bibliotecario illuminato e non alle farmacie. Per la reattività altrui, al momento è molto variabile. La posologia di Amb non va fissata entro limiti prudenziali.



sabato 27 dicembre 2008

Final scene

DESENZANO DEL GARDA - Assorta dal lavoro; tra una bozza e l'altra, nell'oceano delle correzioni trovo il tempo per pensare. Per mezz’ora cammino in riva al lago, che in questi giorni è in burrasca. Qui, tra questi rovi e sassi, ho pensato di scrivere un piccolo manuale sulla difficoltà di vivere, sulla discrasia che esiste tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere; ma noi, siamo le splendide e maledette facce di una stessa medaglia. Come la nona sinfonia di Beethoven,nata da una mutilazione. Quel Ludwig privato dell'udito, è stato capace di incantare gli angeli con la sola vibrazione della musica. E il nostro spartito, le nostre note, si possono scrivere ovunque; sul biglietto del metrò, dietro agli scontrini del supermarket, nella moleskine, in uno stadio. In una notte gelida di dicembre.

http://www.youtube.com/watch?v=BW_-0H_u3RQ

martedì 23 dicembre 2008

Martha Argerich

MILANO - Oggi, mi sono nascosta tra i rami, anche se certe finestre non le vedrò mai. Chiudo gli occhi e suonano i carillon. Forse, la ballerina di Degas è tornata a danzare.Qualcuno me l'aveva rubata o mangiata con il solo respiro, la mia ballerina di marzapane. Alle bocche dei cani randagi si sono aggiunte le ombre dei NO. Così, la notte, aspetto la lucina del piroscafo al porto di ogni mare, per andare incontro al cielo. Sono sul molo ma c'è uno sciame di api che ronza sopra il mio ombrello bucato. In quei buchi c'è il miele, oltre al mio indirizzo di vagabonda. Però, nessuno sa, che mi stai ancora chiedendo di fare l'amore vicino al tuo groviglio di vipere.




martedì 16 dicembre 2008

Woody, Woody e ancora Woody

« C'è solo un amore duraturo. È l'amore non corrisposto. Ti resta nel cuore per sempre. »
(Una delle prostitute)
Woody Allen o Allan Stewart Königsberg mi toglie il fiato!!In «Manhattan», «Interiors», «Ombre e nebbia - Shadows and Fog», o «Provaci ancora Sam - Play It Again, Sam».In quest'ultimo film, è da replay infinito quando è vittima delle apparizioni di Humphrey Bogart che gli offre consigli sul comportamento da tenere con le donne : «Allan -il nome di Woody nel film - , hai investito le tue emozioni su azioni sbagliate ». Non è il massimo, a qualsiasi ora della notte?

domenica 14 dicembre 2008

L'irresistibile bisogno di sparire

Forse un giorno, mi metterò sulle tracce dell'irresistibile bisogno di sparire. Spesso inseguo la voracità di trarre il piacere dall' otium - ozio , un pò come l'ammalato di lettere che prima di tutto è un lettore; perchè, la grande domanda che ci si pone è sempre la stessa : di cosa scrivere?. L'identità è una maschera, la sparizione è una rinuncia del sé e un'apparente fuga. Non è forse lecito inventarsi un'altra esistenza, senza che nessuno ci venga a cercare, come capitò ad Agata Christie ?. A quel punto, seminati i pericoli di incontro come birilli, può iniziare la vera eclissi. Ma la verità, è che la scrittura, è per molti l'unica possibilità di esistenza interiore. Una specie di botola nel palcoscenico della vita, una cantina inviolata, un desiderio di appartarsi dal mondo che chiede sempre delle soluzioni a tutto, anche quando non ci sono. Una candela accesa, nelle tenebre delle notti, perchè le notti non sono tutte uguali. Ma l'essenziale, non è credere in Dio, ma che Dio continui a credere in noi con un atto di naturale diligenza. E pazienza, se nell’immaginario collettivo si pensa che scrivere sia terapeutico, che serva per conoscerci meglio. Nel mio caso non è affatto così: di me non so nulla. Io sono quello che scrivo. Quando la finzione entra nella realtà, è in qualche modo un racconto, un viaggio : un personalissimo voyage, più difficile da vivere. E penso a Tiziano Vecelio che sapeva disegnare come Michelangelo, ma il colore e la luce erano la sua - dolce ? - ossessione ; oppure a Kant che condusse sempre una vita molto regolare, condita dal - dolce ? -tormento: si dice che gli abitanti di Königsberg regolavano i loro orologi, quando alle 17 in punto vedevano passare il filosofo davanti alle loro case, durante la passeggiata quotidiana che durò ben 50 anni. Una sola volta Kant non fece la sua passeggiata: quando fu impegnato nella lettura dell' «Emilio» di Rousseau. Era il 1781 e di lì a breve apparse il capolavoro della filosofia : «La Critica della ragion pura».

giovedì 11 dicembre 2008

Shine

David Helfgott parlando di se stesso:

« Sono ridicolo vero»?.
«La musica è dei pianeti e delle stelle. La musica è il cibo dell’amore» .
« E’incredibile cosa si trova senza cercare» .

« Mi vuoi sposare? - chiede alla futura moglie, David Helfgott -, e lei risponde : – E’difficile sul piano pratico –,e lui: «io non sono pratico per niente, ma chiedi alle stelle cara» .

David, prima del grande concerto in cui esegue il difficilissimo Rach 3 di Rachmaninov : « E’ la fine, l’inizio della fine. Vado a mettere a mollo le mani prima di suonare » . Geniale.

lunedì 8 dicembre 2008

Il Suraj Hotel, la casa dei poeti senza porte

Sono partita per l’India genuflessa. Sono scappata dal mio piccolo dorato scolo europeo, un calendario fatto di giorni che non si staccano dalle pareti. Sbarcata a New Delhi davanti alle fogne circondate dalla misericordia ho acceso la mia prima pall mall. Ho spezzato il filtro in sella agli elefanti e ho annusato il sudore passivo degli antichi profeti. Certo, non era ancora fetore nauseabondo. Sospesa nel seme della follia, ho guardato dritto negli occhi l'autista indù con le calze di spugna bianche che mi aspettava nel piazzale principale. Ad attendermi c’era una fiat 127 rossa smagliante con almeno 20 anni di via e vai. Mi sono seduta su un asciugamano disteso nel sedile posteriore. Dall’aspetto, quella vecchia"carcassa", aveva sicuramente leccato le ferite dell'umanità senza saperlo. Prima di partire per Jaipur, ho pensato alla disgrazia e alla paradisiaca perdizione dei misteri della vita. Cosa diavolo stavo cercando? Dove stavo andando? Testa o croce? La sorte mi aspettava. L' autista indù aveva un occhio di vetro, il sinistro. Spiava il mondo dalla serratura dei peccati con una pupilla asimmetrica. Gli chiesi se potevo fumare la mia seconda pall mal sulla sua carcassa red. Mi rispose di sì, come un usignolo nella foresta che canta ai passeri. Quando la carcassa red è partita a zig zag tra la folla indiana in preda ad un delirio di onnipotenza, ho elencato le mie premesse per iniziare a guardare il mondo al contrario. Avevo deciso di abbandonare i miei tentativi di emulazione in campo letterario. Volevo solo guidare il carro della mia ispirazione fino a Jaisalmer, a 40km dal Pakistan. Qui, nel cuore del deserto del Thar, tra i discendenti della luna; il principe Batthi e i diari di viaggio di R.Kipling,Guido Gozzano, PPPasolini, sapevo che c’era la casa dei poeti senza porte: il Suraj Hotel. Quando arrivai ero consapevole del fatto che certi luoghi hanno la chiave per svincolarti la libertà da ogni pedaggio. Insomma, un temporaneo addio ai codici e agli ordini occidentali. Finalmente, potevo avere la sensazione di pensare a Edith Piaf e Marcel Cerdan fino chissà quando. In un attimo, sono arrivata davanti alla mia stanza che avevo prenotato dall’Italia sei mesi prima. I muri portanti erano scrostati, ammuffiti, caduti, inginocchiati. Il soffitto era crollato qualche mese prima, in seguito ad una scossa accidentale. Nessuno mi aveva avvisato del disagio. A quel punto, davanti allo scempio c’era da scegliere: cambiare albergo e lasciare i poeti, oppure restare lì a sentire il profumo della storia indomita? Non ci ho pensato due volte. Una situazione così imbarazzante non mi sarebbe mai più successa. Il titolare del Suraj Hotel era a dir poco mortificato, ma non come intendiamo noi. Mi sono fatta accompagnare nella camera martoriata dalle calamità in cui aveva dormito Pasolini. La stanza numero 3. Mi aspettava da anni, tra le poesie e le preghiere. Una volta entrata, ho chiuso gli occhi e ho chiesto a quel pezzo di muro che era rimasto di accogliere le mie pazzie. Le mie matite spuntate. Ho sfidato l’inferno, perché il paradiso non è chissà dove. Non riuscivo a immaginarmi in un hotel incartapecorito con la piscina jacuzzi in funzione. I viandanti erano venuti qui. Bruce Chatwin aveva scritto per mesi in tende miracolate e non potevo fermarmi davanti ad una processione di formiche nella stanza. L’India è anche questa. O la si prende tutta o la si lascia. Io non mi sentivo una turista. E neanche per caso. Ero al confine di tutto : di uno stato, di una nuvola, di un segreto, che ho sussurrato in un buco di quel muro affacciato sulle rovine del mondo e gli sterchi dei vagabondi. Qui, scusatemi, potevo solo impazzire d'amore. Come una vecchia puttana con la cipria, scappata dagli avvoltoi a piedi nudi nel deserto. Potevo mettermi una parrucca bionda e il reggicalze consumato dai temporali. Potevo bere la cicuta della poesia fino a morire. Ho preso la valigia e chiuso la porta. Ho raccolto il sangue dei poeti dai resti del pavimento. Mi sono sistemata sul letto di quarta mano, regale. Ho scopato. Forse con amore. Perché la destinazione era il paradiso. Alle prime luci del mattino, mi sono accesa la terza pall mall completamente nuda. Per fortuna, a qualche miglia da qui, i mendicanti con le mucche a cinque zampe di Puskar, sono in credito con il destino, mentre le mie ossessioni mi chiedono la grazia. Non l'avranno mai. Neanche nei film che iniziano con i fiocchi di neve.

domenica 7 dicembre 2008

2046 Wong Kar-Wai 花樣年

香港 HONG KONG - Il 2046 ha tre significati diversi. E' il titolo di un romanzo di fantascienza in cui uno scrittore immagina un misterioso treno destinato a trasportare i suoi passeggeri dagli anni Sessanta verso il 2046; è il numero di una stanza d’albergo; è l‘anno in cui Hong Kong finirà definitivamente sotto la sovranità della Cina.


Per me è molto, molto di più. Direi un dogma letterario e artistico. Mi sono chiesta per molto tempo se il 2046 si può sistemare. La risposta è no: perchè è la vittoria del disordine sull'ordine. Per una volta lo spam non ha trovato l'anti - spam -. Nel nostro mondo di memorie e nostalgie, fluttuano le anime libere in cerca di un cinema che incanti i cinque sensi. L'erotismo profuma, la fotografia si inginocchia. Nessun vero uomo o donna che sia, non è un peccatore con l’immaginazione. Diciamocelo: «la fantasia è un posto dove ci piove dentro. E noi non abbiamo l'ombrello».



« Quando mi chiedono perchè ho lasciato il 2046 resto nel vago, non do mai la stessa risposta. Un tempo, quando una persona aveva un segreto da nascondere, andava in un bosco, faceva un buco in un tronco e sussurrava lì il suo segreto; poi richiudeva il buco con del fango così il segreto sarebbe rimasto lì per l'eternità. Ho amato una donna, ma lei mi ha lasciato, speravo fosse nel 2046 e quindi sono andato a cercarla lì, ma non c'era, da allora non riesco a smettere di chiedermi se mi abbia mai amato, la risposta è un segreto che nessuno conoscerà mai. I ricordi sono sempre bagnati di lacrime » .
Wong Kar-Wai




sabato 6 dicembre 2008

Per nascere son nato - Pablo Neruda

DESENZANO DEL GARDA – Con la mente ho lasciato tutti, spesso anche con il cuore; ma nessuno mi ha mai lasciato. Ho degli stuzzicadenti invisibili conficcati nella pelle, ma ho scelto di appendere le poesie ai muri. Qualcuno me le ha dedicate. ( Grazie Bruno G. alias Peter Pan). Non dimentico una perla di Pablo Neruda tratta da : «Per nascere son nato».


«Questa donna sta nelle mie mani. E’ bianca e bionda e nelle mie mani la porterei come un cesto di magnolie.Questa donna sta nei miei occhi.L’avvolgono i miei sguardi,i miei sguardi che nulla vedono quando l’avvolgono.Questa donna sta nei miei desideri. Nuda sta sotto l’alenante vampata della mia vita e come brace il mio desiderio la brucia. Pero’ donna lontana, le mie mani,i miei occhi e i desideri miei per te conservano intera la loro carezza perche’ solo tu, donna lontana, solo tu stai nel mio cuore».


Questa, un giorno, potrebbe essere la mia risposta da nascondere a qualcuno sotto al cuscino. Lo sconosciuto film Respiro di Emanuele Crialese e il sonetto IV dei Cento Sonetti d'amore di Pablo Neruda.



«Due amanti felici fanno un solo pane, una sola goccia di luna nell'erba, lasciano camminando due ombre che s'uniscono, lasciano un solo sole vuoto in un letto. Di tutte le verità scelsero il giorno: non s'uccisero con fili, ma con un aroma e non spezzarono la pace né le parole. E' la felicità una torre trasparente. L'aria, il vino vanno coi due amanti, gli regala la notte i suoi petali felici, hanno diritto a tutti i garofani. Due amanti felici non hanno fine né morte, nascono e muoiono più volte vivendo, hanno l'eternità della natura».

Pablo Neruda

giovedì 4 dicembre 2008

40 cose di me

001. Cerco continuamente le risposte alle domande che mi faccio. Quando non le trovo mi rassegno con il dire che non c’è risposta a tutte le domande;
002. Giro scalza ovunque: a casa, sul prato e sulla sabbia, mi piace sentire il contatto della terra sotto i piedi;
003.Vivo in un altro mondo e se la mia testa non fosse attaccata al collo me la scorderei ovunque;
004.Ci metto 1 minuto a capire di amare immensamente un uomo. Lo fiuto con l'istinto;

005. Adoro le distese incontaminate di lavande, tulipani, girasoli, fiori di pesco;
006. Ci sono cose che non riesco a trattenermi dal comprare in grandi quantità: i libri;
007. Vivo alla giornata, con il sorriso. Mi piace sorridere alla gente quando esco di casa. Anche se il mio bicchiere è sempre mezzo pieno... e un giorno sarà vuoto del tutto :-) ;
008. Mi imbarazza ricevere complimenti ed ho imparato a gestirli da poco;
009. Amo la nutella, - da poco - i ringo alla vaniglia, la sambuca, la manzana verde liqueur pomme verte, le escargot, i sushi e sashimi, il brandy spagnolo, l’amarone, il masala tea, il curry, le ostriche, la pasta al pomodoro con basilico;
010. Amo fare bagni bollenti e in contemporanea ascoltare il cool jazz;
011. Da piccola ero bionda e bellissima. In una foto correvo a piedi scalzi su un prato incolto con un grissino in mano;
012. Mi emoziona Richard Gere quando suona il piano a Julia Roberts in Pretty Woman;
013. Amo passare il mio tempo con me stessa;
014. Ho la pelle chiara e - dicono - i lineamenti nordici: spesso mi parlano in inglese;
015. Non mi piace piangere di fronte a nessuno e se succede mi detesto profondamente;
016. Sono iperattiva e pigra, va a momenti. C'è stato un periodo in cui facevo 5 lavori contemporaneamente;
017. Mi lavo continuamente i denti;
018. Vivo per la fotografia e ho la gioia nel cuore quando impugno la macchina fotografica. Nella tasca ne ho sempre una;
019. Ho giocato per tanto tempo a calcio, correggendo il piede destro – definito dai miei allenatori troppo debole al tiro -. Per 4 anni ho tirato contro il muro tutti i giorni, fino a segnare in una partita ufficiale con il destro. Poi, in seguito, ho smesso di giocare a calcio;
020. Vorrei vivere a Dublino per scrivere tutto il giorno, ma anche a Gent, San Sebastian, Amsterdam, San Francisco, Seattle, Shangai;
021. Non voglio mai sapere che ore sono;
022. Dimentico sempre tutto, mi sono rassegnata. Una volta ho messo le calze di due colori e le scarpe invertite ;
023. Adoro viaggiare in treno, in autobus e passerei le giornate a osservare la gente, cercando di immaginarmi la loro vita;
023. Vivo per una concezione estetica totalizzante dell'esistenza;
024. Leggo di media 3-4 libri a settimana e due giornali al giorno, eccetto le pagine economiche;
025. Detesto il badge, il curriculum, gli orari fissi, le stesse cose, le frasi fatte, le domeniche alle 14.00 ;
026. Amo chi mi scrive lunghe lettere;
027. L’amore per me è dato solo se incendiato;
028. Odio chi pensa di essere migliore di qualcun altro,ogni persona messa nelle condizioni ideali può dare il meglio di sé. Anche con un piccolissimo contributo;
028. Vivo nel caos mentale e sono circondata da pigne di libri, sculture, fotografie, maschere africane. Sento sempre l’odore dell’acrilico nella mia mansarda al lago;
029. Amo profondamente il mio lavoro e credo che l’unico obiettivo che mi contraddistingue non è la carriera facile, ma l’ acquisizione della conoscenza del tutto per poter condividere la felicità;
030. In questo momento Gabriel Garcia Marquez è il mio profeta;

031.Se fossi un uomo avrei sicuramente la barba;
032.Per principio noleggio i film e non li scarico;
033. Cerco di viaggiare il più possibile con la mente, quando non posso spostarmi per più di due giorni. Destesto la stanzialità, a patto che non sia puntellata da costanti stimoli e nuove ricerche;
034. Dean Martin in That's amore mi entusiasma sempre;
035. La notte è la mia officina creativa;
036. Tutti i miei libri sono sottolineati. A margine gli appunti personali;
037. Tutte le cose vanno chiamate con il loro nome per comprenderne il senso ;
038. Il basilico mi è entrato nel naso e spero un giorno di riuscire a coltivare un orto;
039. La poesia e i poeti sono la mia ossessione;
040. Molte fatalità mi sono dovute.


martedì 2 dicembre 2008

Miles il nostro paradiso è qui

Certi album, entrati di diritto nella storia della musica, sono nati in paradiso. E sono la prova vivente che per dire un SI sincero, bisogna dire un NO vitale, non solo nella vita di tutti i giorni ma anche nel jazz.E' in questi virtuosismi, che resiste il sottile confine tra la felicità condivisa e l’infelicità sopportata, che scivola via con la tromba di Miles.Gli artisti dimenticati, naif, virtuosi, ubriaconi, scapestrati ed eccentrici abitano tutti qui: nel ventre del cool.Il segreto , è avere la gioia nel cuore e sapere che qualcuno, mentre si digitano le lettere della tastiera, è a un palmo di distanza da noi .Con gli occhi chiusi.



« Per me la musica e la vita sono una questione di stile.»


Miles Davis




lunedì 1 dicembre 2008

Scusatemi sono nata con il mio profumo e certi uomini non vorrei mai averli incontrati.

ARLES - Due persone che si scrivono tutti i giorni non lo fanno per un esercizio di scrittura. Il diletto è un' altra cosa. Anche, se tra tutte le miserie, trovo ancora stupefacente il cambiamento di chi cambia. E per non abbondare di grazie ricevute, - sia mai - , il pendolo fa sempre cù cù quando si è coniugati. E,a maggior ragione, se quasi sicuramente infelici. Non lo dico io, ma la scienza, con altre parole. O gli indovini.

Dovrebbero ricredersi molti uomini se si pensa che l'amore delle donne sia come quello delle sante. Perché nel mucchio, ci sono anche le beate con la giarrettiera. Come la Maddalena che grazie a Dio è riuscita a ritagliarsi un posto in paradiso vicino alla croce santissima. Poche balle, lo sanno tutti, ma si fa bau bau.

Bisognerebbe scriverlo su tutti i muri che ci sono femme pronte a tutto : senza rigidità mentali, senza ingessature e prive del carro degli psichiatri con i preti al seguito. Altra cosa sono le donne con la faccia da cagnotto, ma non si può avere tutto, è una delle leggi della natura.

Così, certe donne – miracolate ? –, quando camminano scalze, significa che fanno l'amore con passione e desiderano la carnalità come il primo giorno. Poi, per non consumare troppo il fuoco, si sentono anche un po' conventuali. Come non capirle: l'anima vive in un cortile fiorito e va coltivata senza diserbanti. Queste moderne educande non sono sole. I fotografi le hanno scelte come muse per catturare tutte le mattine i pigmenti della luce dall' 8° piano.

Ma come sempre casca l'asino. Cambiano i continenti, si vedono gli stessi film, si leggono gli stessi libri e si hanno gli stessi profeti, ma poi si finisce sempre alla risacca insieme alle meduse. E al posto delle stelle, si contano gli inganni.

Qualche volta, però, si sentono cantare i galli nei pollai e non vi sono dubbi : sono gli inni degli amori impossibili. Poco dopo, iniziano le liturgie per allungare i tempi, fino a non potersi mai vedere. E i semafori diventano tutti rossi. Scusatemi, non so che farmene della sicurezza perchè sono nata con il mio profumo e certi uomini non vorrei mai averli incontrati.